Intervista ad Elisa Albertini, Managing Director di FOOD DEFENSE CH Sagl: nuova società convenzionata con AITI Servizi SA, che si occupa di formazione, consulenza e auditing nei seguenti settori industriali: alimentare, farmaceutico, cosmetico e del packaging.
- Signora Albertini, da chi è stata fondata la vostra società e qual è la sua mission? FOOD DEFENSE CH Sagl è nata dalla volontà di un gruppo di professionisti con esperienze consolidate nei settori della sicurezza alimentare, del packaging e della sostenibilità. La sua mission è quella di garantire la sicurezza e la conformità della filiera alimentare in particolare e, più in generale, di supportare le aziende nel raggiungimento di standard elevati riconosciuti a livello internazionale attraverso consulenze specializzate, formazione e attività di audit in campo e presso la catena di fornitura.
Il nostro obiettivo è proteggere il consumatore finale, l’azienda e il lavoratore, assicurando la compliance normativa e, al contempo, la tutela della brand reputation. La nostra forza è la capacità di anticipare i cambiamenti normativi e di tradurli in opportunità concrete per i nostri clienti.
- La vostra, dunque, è una realtà multidisciplinare: l’attività di consulenza e quella formativa rivestono la stessa importanza nell’economia del vostro modello di business... Assolutamente sì. Il nostro modello di business si basa su un approccio integrato, dove la consulenza e la formazione si alimentano a vicenda. La consulenza consente alle aziende di adattarsi rapidamente ai continui aggiornamenti normativi e alle richieste di mercato, mentre la formazione garantisce che le aziende sviluppino le competenze che consentono loro di affrontare poi, in autonomia, le sfide di settore. La nostra esperienza ci ha insegnato che un’azienda ben formata, tra gli altri aspetti, è più resiliente e competitiva.
- FOOD DEFENSE CH costituisce un unicum sul nostro territorio: una realtà piccola, ad elevata competenza, ma inserita in un fitto network internazionale… Esatto. Pur essendo una realtà di dimensioni contenute, FOOD DEFENSE CH si distingue per l’altissimo livello di competenza del team e per la rete di collaborazioni internazionali, con società specializzate e auditor che operano in oltre 20 Paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Tra l’altro, siamo tra i pochissimi centri di competenza sull’esportazione di derrate alimentari e packaging negli Stati Uniti. La nostra dimensione ci permette di essere flessibili e reattivi, ma il nostro network internazionale ci consente di portare innovazione e best practices, anticipando le tendenze normative e di mercato. Siamo in contatto costante con enti di certificazione, istituti di ricerca e stakeholder globali per garantire ai nostri clienti soluzioni sempre aggiornate. Siamo impegnati anche nell’incrementare le collaborazioni a livello locale, in modo tale da valorizzare al meglio le risorse del territorio.
- In ambito industriale, qual è il profilo delle vostre aziende clienti? A quali esigenze siete in grado di fornire risposte rapide e puntuali? Collaboriamo con aziende di ogni settore e dimensione, non solo in ambito alimentare, packaging e cosmetico, ma anche con altre industrie che decidono di intraprendere un percorso di miglioramento dei propri standard qualitativi e di sostenibilità. Collaboriamo con il settore del retail a fini di autovalutazione e di controllo della catena di fornitura. Il nostro obiettivo, tra gli altri, è rendere le certificazioni accessibili e customizzate, affinché anche le aziende meno strutturate possano trarne un vantaggio concreto, migliorando la propria competitività e aprendo nuove opportunità di mercato.
In questo momento siamo impegnati, tra gli altri, in due progetti che ci rendono particolarmente orgogliosi: il primo riguarda la proposta al mercato di un sistema di tracciabilità Block Chain specificatamente dedicato all’industria del packaging e dei produttori di materie prime con l’obiettivo di garantire la trasparenza di tutta la filiera, come previsto a livello normativo; abbiamo intrapreso questo progetto, che si basa su strumenti già in uso in ambito finanziario e in altri settori, pensando soprattutto alle esigenze di tracciabilità dei materiali riciclati, nel contesto di un’evoluzione normativa che impone la circolarità nel settore del packaging; il secondo, in ambito sostenibilità, tenendo in considerazione il meraviglioso territorio in cui siamo insediati, riguarda la promozione a livello specificatamente locale dello standard “UNI ISO 21401 – Turismo e servizi correlati – Sistema di gestione per la sostenibilità nelle strutture ricettive”, che rappresenta lo standard di riferimento a livello internazionale per la valorizzazione delle buone pratiche di sostenibilità nel settore del turismo, con l’obiettivo di consolidarlo ed incentivarlo ulteriormente soprattutto dal Nord Europa, territorio da sempre molto sensibile alle tematiche di riduzione dell’impatto ambientale e sociale. Come vede, siamo estremamente versatili.
- Con quali figure - all’interno di queste imprese - vi interfacciate e collaborate? Ci interfacciamo con diverse figure professionali, a seconda delle necessità dell’azienda cliente. Collaboriamo con Responsabili Qualità, HSE & Sustainability Manager, Compliance Manager, Direttori di Produzione e Operatori di linea, Responsabili Acquisti, R&D Manager. Inoltre, supportiamo gli organismi di vigilanza e l’internal audit rispetto ad esigenze specifiche di verifica, in funzione della strategia della direzione aziendale. Verifichiamo anche la catena di fornitura dei nostri clienti.
- Come detto, supportate le imprese nell’ottenimento di un ampio spettro di certificazioni, presupposto indispensabile per poter operare a livello internazionale. I settori da voi rappresentati, infatti, sono complessi e sempre più normati… Sì, la certificazione è diventata un requisito fondamentale per operare a livello internazionale, dato l’impegno che la stessa richiede al rispetto della conformità normativa (in qualsiasi ambito, di prodotto, ambientale, salute e sicurezza, sociale, eccetera) e al miglioramento continuo delle prestazioni.
La certificazione di parte terza è un’evidenza tangibile dell’applicazione di un metodo che consente di valutare i rischi e le opportunità legati al proprio business, prendendo in considerazione le aspettative dei vari stakeholders, e quindi di presentarsi al mercato come un partner affidabile e trasparente. Dal mio punto di vista, quindi, si tratta di un enorme valore aggiunto. In un contesto in cui l’attenzione ai costi è ovviamente fondamentale, credo che il nostro supporto possa essere quello di guidare i nostri clienti nel raggiungere gli eventuali obiettivi di certificazione con uno sforzo calibrato e sostenibile dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione aziendale. Il range di standard di certificazione di cui ci occupiamo è molto ampio.
Supportiamo le aziende nell’ottenimento e nel mantenimento di certificazioni GFSI tipiche della filiera alimentare e dei prodotti “sensibili” (BRCGS, IFS, FSSC 22000), delle classiche ISO (9001, 22000, 14001, 45001, 50001), nonché di standard più legati alla sfera della sostenibilità, come ad esempio la UNI PdR 125:2022 sulla parità di genere, la SA 8000 sulla responsabilità sociale d’impresa, gli standard ISCC per ridurre le emissioni di gas serra e stabilire una produzione sostenibile con catene di fornitura meglio tracciabili dall'origine all'utente finale attraverso l’implementazione di criteri sociali, economici e ambientali o il meno noto standard REMADE per la certificazione del contenuto di riciclato nei prodotti.
- A livello normativo, ci sono delle novità in vista alle quali le imprese del nostro territorio dovranno adeguarsi e, se sì, con quale tempistica? Una delle norme più rilevanti al momento, secondo la nostra interpretazione, è il Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio (il cosiddetto PPWR) entrato in vigore lo scorso 11 Febbraio e applicabile a partire dal 12 Agosto 2026; esso rientra nel piano d’azione europeo per l’economia circolare. Si tratta di una vera e propria svolta per il futuro degli imballaggi immessi nel mercato dell’Unione.
L’obiettivo della norma è quello di ridurre l’impatto ambientale dei materiali di imballaggio, ottimizzarne il riutilizzo e il riciclo ed incentivare modelli di produzione più responsabili. La norma ha introdotto requisiti armonizzati di etichettatura ambientale, prestazioni di riciclabilità e, per gli imballaggi in plastica, dei target di contenuto di materiale riciclato. Con riferimento a questa specifica impattante novità normativa, il nostro contributo, oltre a quello formativo, può essere di natura R&D a livello di progettazione dell’imballaggio e, soprattutto, nel supporto agli uffici acquisti, qualità e sostenibilità, per la selezione di materiali d’imballaggio in linea con i requisiti della norma nonché nella predisposizione o verifica della documentazione tecnica richiesta, come la nuova “Dichiarazione Ambientale” prevista dal Regolamento, o predisposizione o verifica dell’etichettatura ambientale. Quest’ultimo è un argomento che già oggi trattiamo ampiamente ed è particolarmente critico per le imprese in quanto la regolamentazione dei mercati per la gestione del fine vita degli imballaggi è estremamente disomogenea.
Sempre con riferimento all’immissione di prodotti nell’Unione, un altro significativo capitolo nell’ambito della normazione europea che fa capo al suo “Green Deal”, nell’ottica della tutela del consumatore finale rispetto alle asserzioni ambientali relative ai prodotti, è la Direttiva UE 2024/825 che ha introdotto specifiche definizioni per regolamentare i cosiddetti “Green Claim”. Ecco che le imprese locali che vogliano comunicare le prestazioni ambientali dei propri prodotti dovranno confrontarsi con questa norma da un lato per essere competitive e, dall’altro, per proteggere il proprio brand rispetto ad eventuali contestazioni sulla fondatezza delle proprie asserzioni ambientali.